Chi è Fabio?
Fabio è un professionista e, soprattutto, a quanto mi dicono, una persona affidabile, seria, professionale, precisa. Queste sono le doti che mi riconoscono ed io cerco di non tradire mai le aspettative, benché siano sempre alte.
Se dovessi pensare alla tua infanzia che immagine ti verrebbe in mente?
Ho avuto la fortuna di crescere nello studio di famiglia. Ho respirato l’aria della professione già da bambino. L’immagine che do alla mia infanzia è di serenità. Quindi questo mi hacondizionato in positivo, nella crescita personale e professionale.
Da grande che volevi fare?
Ho sempre voluto fare il Consulente del Lavoro, proprio perché ho sempre respirato quest’aria in famiglia. Mi ha entusiasmato l’idea di essere considerato il risolutore di una serie di problematiche dei clienti e ciò mi ha portato a scegliere gli studi che ho fatto.
Cosa ti affascina della professione di consulente del lavoro, il ruolo sociale o l’aiutare i clienti?
Entrambe le cose. Il consulente del lavoro ha un ruolo sociale importante. È quel professionista che si trova tra aziende e dipendenti ed è colui che in qualche modo traduce le regole generali del contesto normativo e dei contratti collettivi in numeri.
Cosa ti ha insegnato tuo padre?
Mi ha insegnato innanzitutto l’approccio al lavoro, quindi la puntualità, la precisione e il non lasciare mai nulla al caso. Questo, ovviamente non è solo merito di mio padre, ma anche di mia madre, entrambi fondatori dello studio Iasevoli. Tanti valori, passione, trasparenza e dedizione. Ho sempre considerato mio padre come un enciclopedia vivente, alla quale fare una domanda e avere una risposta. E quando raramente non aveva una risposta, mi dava sempre le indicazioni per poterla andare a trovare.
Fabio, veniamo al tuo libro: esigenza interiore o parte della tua carriera?
Era un desiderio mio personale, volevo mettere nero su bianco una serie di concetti, di esperienze vissute e poi far capire che il professionista è il decodificatore di tante cose difficili che rende semplici e fruibili per i propri clienti. Il libro si intitola “Come rendere facili le cose difficili”, ma non ci sono regole da seguire, è semplicemente il report di esperienze vissute, di approccio alla professione. Certo io parlo della Consulenza Strategica del Lavoro ma può essere abbinato a qualsiasi livello professionale e aziendale.
Tratto dal libro: “Tutte le persone che ho incontrato nella mia vita mi hanno lasciato un insegnamento. Dai successi e soprattutto dagli insuccessi ho tratto una lezione”, cosa significa?
La vita ti mette sempre di fronte a tante sfide e, oltre a fare il Consulente del Lavoro, a me piace mettermi alla prova in altri ambiti. A livello imprenditoriale e a livello personale vige una sola regola per me: se non si è mai fatto qualcosa, bisogna provare a farla. Non bisogna solo parlare, le cose vanno fatte. E il concetto è: fare, sbagliare, prendere ciò che è sbagliato, non farlo più e rifare quello che è stato fatto di buono e riprovare ancora. Le tante esperienze che ho fatto mi hanno portato a capire cosa non fare e cosa reiterare in un “loop magico”.
Imparare continuamente è una costante della tua vita?
Nell’ambito professionale non ci si può mai fermare. Ci sono dei pilastri fondamentali in ogni professione, poi c’è il continuo aggiornamento fatto di leggi, di circolari, di soft skill. Bisogna sempre essere aggiornati all’ultima legge o circolare ma bisogna anche capire come strategicamente mettere a disposizione queste novità normative a beneficio delle aziende.
Che cos’è l’“ottimismo cieco” di cui parli nel libro?
Si parte dal concetto di attitudine positiva necessaria per affrontare le cose. Ma quando l’attitudine positiva sfocia nell’ottimismo cieco, cioè in quella positività oltranzista che non considera i lati negativi e l’aspetto realistico delle cose, si promette a sè stessi e al cliente un risultato irraggiungibile. In contrapposizione all’“ottimismo cieco” propongo di essere ragionevoli nell’attitudine positiva, nel considerare tutte le varie possibilità, essere ottimisti e dare soluzioni realizzabili al cliente. L’imprenditore sceglierà, secondo il suo modo di gestire la sua impresa qual è la strada migliore per lui.
Cos’è la “Consulenza strategica”?
La Consulenza Strategica del Lavoro è quell’insieme di opzioni che noi proponiamo ai nostri clienti. Nell’immaginario collettivo il consulente del lavoro è quello delle buste paga, in realtà è un professionista, un consulente che suggerisce all’imprenditore le soluzioni strategiche che si traducono in maniera corretta sul cedolino paga. Il corretto inquadramento, la corretta scelta di un’agevolazione anziché un’altra ed anche la scelta del contratto collettivo, all’inizio di un attività spesso sono presi sottogamba ma in realtà sono scelte strategiche per l’azienda. Da quelle scelte, a cascata, verranno tutta una serie di conseguenze e obbligazioni nei confronti dei lavoratori e degli enti previdenziali che in qualche modo imbrigliano l’azienda e che, se fatte male, possono dare dei problemi sia in termini di costo sul conto economico sia in termini di contenzioso coi dipendenti e con gli organi ispettivi.
Cosa diventerai da grande?
Un consulente del lavoro.
Quale consiglio ti senti di dare agli studenti della Federico II che stanno per affacciarsi al mondo del lavoro?
Il lavoro che scegliamo ci deve appassionare e dare soddisfazione economica. Non si devono seguire strade lontane delle proprie passioni ma neanche innamorarsi troppo delle proprie idee altrimenti si può restare imbrigliati in qualcosa di difficilmente raggiungibile. Bisogna trovare la strada e agire senza essere troppo evanescenti, se l’idea perseguita non
24è quella giusta bisogna cambiare strada. Soprattutto si deve essere costanti, la perseveranza è utilissima anche se faticosa. Il consiglio più grande che mi sento di affidare a tutti i ragazzi è essere costanti, essere perseveranti, non mollare mai.
A chi vanno i tuoi ringraziamenti?
A Pino e Annamaria, i miei genitori, per l’uomo che sono e, soprattutto, a mia moglie che mi supporta e sopporta.
Infine, Fabio, a chi rivolgi un saluto?
A tutte le nuove generazioni che hanno idee e che vogliono innovare ma anche a chi vuole semplicemente lavorare e mettersi alla prova con le sfide di tutti i giorni.
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