Chi è Paolo?
Un ragazzo che fa questo mestiere per passione. Mio padre faceva l’incisore, era un artigiano che incideva a mano le targhe in ottone e quindi stava già nel campo della stampa e dell’incisoria. Poi ha avuto un posto statale, ma ha proseguito comunque questo tipo di attività per aiutare i fratelli e un po’ anche la famiglia. Io ero molto curioso, ma più che altro nel settore della stampa e, da piccolo, quando giravo per Napoli mi piaceva molto il rumore delle macchine tipografiche. Il lavoro di ragioneria, quello che avevo studiato, lo vedevo come un lavoro molto statico e sempre uguale e ripetitivo. Dopo un anno di università e dopo aver lavorato in uno studio di commercialista, ho preferito la creatività e ho deciso di aprirmi un’attività per conto mio. Mio padre, che mi ha aiutato, mi ha sempre lasciato libero di fare i miei sbagli e le mie scelte.
Che periodo era quello in cui hai aperto la tua attività?
Ho iniziato con mio padre questa attività molto artigianale perchè non c’erano macchine automatiche, c’erano le tecnologie di stampa di quell’epoca. Subito ho dovuto lasciare per un anno la tipografia a mia sorella, che nel frattempo aveva terminato gli studi, per fare la Leva obbligatoria. Tornato dal militare, io e mia sorella abbiamo unito le forze nella tipografia e siamo cresciuti abbastanza per altri 3/4 anni. Appena diplomato anche mio fratello è entrato nella attività di famiglia.
È una forza in più avere un’azienda di famiglia?
Assolutamente sì. La forza in più. Anche se ci sono dipendenti che prendono a cuore il progetto e io li considero parte della famiglia. Avere degli operai e dei dipendenti che seguono il progetto è fondamentale.
Cosa hai trasmesso ai tuoi collaboratori?
Noi facciamo un lavoro molto creativo, quindi non possiamo fare sempre la stessa cosa ma sempre cose nuove, progetti nuovi. Avendo a che fare con aziende importanti per cui lo standard qualitativo deve essere alto e i tempi di consegna devono essere precisi, è fondamentale avere a disposizione uno staff che comprende queste priorità. I miei collaboratori prendono ogni lavoro come se fosse loro e questo è fondamentale e ci ha aiutato, in 30 anni di attività, a crescere in modo esponenziale.
Se guardi indietro a questi 30 anni, cosa è cambiato, cosa è cresciuto e poi cosa sarà?
Sono cambiate un po’ tutte le tecnologie di stampa e la cosa più difficile è stare al passo con il progresso.
Non è facile aprire un’attività ma soprattutto è difficile fare l’imprenditore perché nessuno te lo insegna. Sono cose che acquisisci studiando, leggendo, facendo sbagli.
Imprenditore si nasce o si diventa?
Lo diventi perché c’è tutta una preparazione che devi fare. Vedere dove comprare il materiale, capire cosa acquistare, quali attrezzature per poter velocizzare i processi produttivi, quali materiali più performanti da utilizzare, capire le leggi, i vantaggi fiscali, alla fine ti ritrovi a fare l’Imprenditore perché devi fare tante scelte importanti.
Cosa è cambiato rispetto a quando hai aperto nel rapporto con i clienti?
Il cliente oggi è più esigente e molto preparato, non esiste più il cliente disinformato anche grazie alle informazioni reperibili su internet. Da parte nostra dobbiamo essere ancora più preparati, seguire mode e tendenze, essere sempre informati sulle nuove tecnologie di stampa come anche sui materiali.
Qual è stata la tua più grande soddisfazione lavorativa?
Arrivare a quello che ho adesso. Ho iniziato 30 anni fa in un negozio di 25/30 metri quadrati, mentre adesso mi trovo con una struttura, un capannone di quasi 1000 metri quadrati. La soddisfazione più grande è essere arrivato a questo costruendo tutto da zero con l’aiuto dei miei fratelli, perché senza loro non sarei arrivata a questi risultati e della mia famiglia, mia moglie insomma, i familiari che mi sono stati sempre vicino.
Qual è la cosa che ti fa svegliare prima la mattina rispetto agli altri?
L’amore che da sempre ho per questo lavoro. Il lavoro deve piacere se non piace non si riesce a fare né l’imprenditore né l’azienda.
Il tuo più grande successo nella vita personale?
Aver sposato mia moglie, con cui stiamo insieme da più di 30 anni, e le mie figlie. Senza gli affetti familiari non sarei riuscito a costruire tutto quello che ho costruito con sacrifici personali togliendo risorse sia economiche che affettive alla famiglia, lavorando il sabato e la domenica senza orari.
Come ti vedi fra venti anni?
Ancora qui a lavorare.
Cosa vuoi fare da grande?
Stare vicino alle mie figlie e fare il nonno. Mi vorrei godere tutto quello che mi sono perso con i sacrifici nei tempi passati. Voglio inoltre aiutarle nella realizzazione dei loro progetti professioanali.
Cosa consiglieresti ai giovani per i quali è pensato il progetto IBC?
Di seguire i loro sogni, devono seguire il loro progetto e devono crederci fino in fondo perché l’amore e la passione per il lavoro sono fondamentali. Se hanno questa passione e impegno per il loro progetto alla fine la soddisfazione ci sarà sempre. Questo è quello che capita a me e questo è quello che auguro a loro.
Se invece dovessi dare un consiglio agli imprenditori che in questo momento stanno venendo dei momenti di difficoltà?
Quello che ho dato a me stesso quando mi sono trovato in difficoltà: crederci sempre. Non abbattersi mai. I periodi difficili per un imprenditore ci sono sempre, bisogna essere convinti della propria scelta e andare avanti con forza e caparbietà.
Chiudiamo questa chiacchierata con un messaggio ai ragazzi in generale.
Io sono molto ottimista per natura. Questo mi ha portato ad andare sempre avanti. Auguro a tutti i ragazzi sempre la serenità e la felicità che sono un valore fondamentale. Bisogna essere sempre felici e convinti di quello che si fa. Io sono convinto che più anni passano e più i ragazzi d’oggi sono forti e preparati per dare di piú a questo paese. Ci sono i momenti difficili, però si deve sempre perseguire la felicità.
Grazie Paolo.
Grazie a voi.
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