Dario in che contesto sei nato?
Nel mondo dell’editoria medico scientifica, mio bisnonno è stato uno dei primi venditori del mondo delle librerie Medico-scientifiche fino ad arrivare a mio nonno che a inizio secolo ha aperto una delle prime librerie Medico-scientifiche a Napoli all’interno della guardiola del vecchio policlinico. Poi mio padre ha continuato sia la libreria nella zona ospedaliera nuova che con la realizzazione della casa editrice Medico-scientifica. Un’azienda che ha avuto una storia di 38 anni e che si è evoluta con il mio supporto verso il mondo della formazione in sanità L’unico aspetto che ha sempre contraddistinto la mia azione è la credibilità e la storicità, quindi il know-how che deriva dalla formazione familiare, che mi ha dato grande competenza del nostro mondo dandoci l’opportunità di sfociare anche nel mondo della Formazione. Oggi siamo un’azienda riconosciuta dal Ministero della Salute come provider di formazione standard per la normativa ECM e quindi copriamo il fabbisogno formativo di tutte le discipline mediche in tutta Italia. In medicina l’aggiornamento scientifico è un obbligo di legge, la formazione è diventato l’aspetto centrale. sicuramente del mondo scientifico. Una volta l’editoria era un semplice discorso di aggiornamento, oggi invece parliamo di formazione continua.
Un’immagine della tua infanzia, come te la ricordi?
Nella libreria di mio padre dove da giovane mio padre giovane libraio che faceva spedizioni dei suoi vademecum, delle pubblicazioni, dei cataloghi per farsi pubblicità e io ero all’interno di questo magazzino a fare pacchetti e incollare etichette per dare un contributo. Ero bambino e lo facevo giocando, un bellissimo ricordo.
Da grande cosa volevi fare?
Ho sempre pensato che l’unica via fosse quella di essere un imprenditore, quella era la mia forma mentis avendo visto in famiglia l’organizzazione dell’impresa da libreria a casa editrice. Io mi sono visto sempre solo ed esclusivamente con l’idea di poter fare impresa, perché ho sempre avuto quella cultura editoriale che dà poi spazio alla creatività.
Da imprenditore chi è stato il tuo mentore o modello da seguire?
Senza dubbio l’educazione principale, i riferimenti assoluti sono stati in famiglia. Mio padre mi ha trasferito i valori del mondo del lavoro, dell’imprenditoria e dell’editoria Medico-scientifica. Nel tempo ho avuto la fortuna di avere delle collaborazioni con delle persone eccezionali di grandissima esperienza nel mondo sanitario e della formazione trasversale che sono diventati dei miei mentori, come il nostro attuale direttore scientifico.
Qual è stato il tuo primo lavoro?
Posso dire che ho fatto di tutto come fare l’aiutante del salumiere per portare le spese e dare una mano dietro al bancone o il garzone di bar. Non ho mai avuto problemi a fare qualunque genere di lavoro. Fino ad approdare nell’impresa di famiglia dove sono entrato nell’ultimo scalino dell’azienda: il magazzino. Dovevo fare un percorso di crescita lungo tutti i comparti dell’azienda.
Cosa hai imparato in quegli anni dove gestivi il magazzinoe quindi sei entrato in punta di piedi nell’impresa di famiglia?
In questo magazzino c’erano pedane e quantità di libri che bisognava spostare quindi ho imparato proprio la fatica fisica, il sudore del lavoro vero e per questo si impara ad apprezzare tutti gli operai che sono anelli fondamentali di ogni azienda. Poi il passaggio nei vari diciamo reparti come per esempio quello della creatività dove ho fatto anche tantissima grafica e realizzavo le impaginazioni dei libri e poi passavo alla camera oscura perché la stampa non era digitale ma su pellicola e le correzioni si facevano con lo sgarzino sul tavolo luminoso. Un processo lunghissimo, una pubblicazione in media durava 2-3 mesi. L’avvento dei Mac fu una scoperta incredibile e meravigliosa con i primi programmi di grafica vettoriale Si cominciava a fare le copertine non soltanto monocolore con un riquadro e il titolo dentro ma ci mettevi anche un’immagine sopra e insomma è stata veramente una rivoluzione.
Quanto ti appaga il tuo lavoro?
Al 100%
Quanto sono importanti le relazioni umane?
Sono indispensabili. Oggi il mondo del lavoro è cambiato tantissimo e la relazione è al centro di tutto. Senza dubbio un’azienda deve essere molto strutturata e deve avere un’organizzazione in grado di produrre fatturato Ma la relazione è alla base di tutto.
Italia Best Company ed è fatto per lasciare ai giovani studenti ed ai giovani startupper degli esempi da seguire. Che cosa consigli ai ragazzi di fare in fase diciamo di pre-collocazione del lavoro?
Suggerisco di partecipare ad associazioni. Sarà perché faccio parte del Rotary Club International, ma uno dei primi suggerimenti che do ai giovani è di poter partecipare a queste corporazioni che danno la possibilità ai giovani di poter crescere individualmente e avere a che fare con il mondo del lavoro attraverso la creazione di progettualità che hanno delle finalità di Service per portare contributi al territorio laddove le istituzioni sono come dire Eh che hanno delle hanno delle mancanze. Sicuramente è un canale che ai giovani dà la possibilità di creare tantissime relazioni ,di potersi mettere in gioco da subito e crearsi come dire una credibilità, una storia e fare anche un minimo di esperienze lavorative .
Che cos’è il Rotary?
Per chi non lo conoscesse il Rotary è un’organizzazione di rilievo internazionale che siede all’ONU ed ha una grandissima forza ed è composta da professionisti che con la propria competenza portano un contributo sui vari territori per limitare delle aree di povertà e dare contributi per far crescere il tessuto locale.
Come imprenditore hai creato dei veri e propri giochi interattivi per formare professionalità diverse.
Noi come azienda facciamo tantissima ricerca anche internazionale chiaramente guardiamo molto nei paesi più evoluti, soprattutto agli Stati Uniti. Negli Stati Uniti già da circa 10 anni vengono utilizzati i “Serious game” nel processo formativo universitario. Noi abbiamo preso spunto da metodologie formative didattiche e le abbiamo integrate realizzate calandole nelle nostre piattaforme di formazione a distanza che sono molto innovative. Prevediamo tre modelli formativi all’interno della stessa piattaforma: il primo è quello tradizionale della consultazione di video lezioni dei docenti con la consultazione di dispense di studio che servono per approfondire le tematiche che vengono trattate; il secondo modello è l’utilizzo di un app utility che viene realizzata sulla base di scale di rilevazione associate al tema del corso e che danno la possibilità al discente di poter mettere in pratica quello che impara durante le lezioni; il terzo invece è il modello per “networking gaming” per esercitarsi sulle principali criticità del tema che tratta il corso. Selezioniamo le criticità e attraverso il gioco immersivo tridimensionale il dicente affronterà le principali criticità e troverà le soluzioni più adeguate Questo è un modello molto innovativo che oggi fa la differenza.
Vuoi dare un messaggio ai giovani della Federico II?
Hanno la fortuna di essere nella prima Università Laica d’Europa, probabilmente la più prestigiosa in Italia.
Il mio invito è a fare il possibile per sviluppare il Sud, dove ci sono grandissime risorseed è un dovere pensare di far crescere questo territorio anziché diciamo andare nelle altre aziende. Andare fuori per fare esperienza ma tornare per consolidarsi dalle nostre parti.
Chi ti senti ringraziare per il successo ottenuto nella vita?
Vorrei ringraziare soltanto me stesso per la determinazione personale. Chi vive di impresa affronta tantissime burrasche lungo il percorso e ovviamente è fondamentale non lasciarsi mai andare e non dare spazio ai momenti di sconforto e di depressione. Per questo mi sento di dire ringrazio me stesso perché sono io che ho sempre trovato le energie giuste per poter andare avanti
Grazie Dario
Grazie a voi.