Benvenuto Gennaro.
Grazie, grazie di avermi invitato.
Il tuo primo giorno di lavoro.
Inizio a studiare canto a 14 anni con un maestro e incomincio ad appassionarmi alla canzone. Due anni dopo faccio la mia prima esibizione al Teatro Colosimo.
Avevi 16 anni, era il tuo primo evento. Chiudi un attimo gli occhi e raccontaci le sensazioni e l’adrenalina del momento.
Quell’adrenalina che ho avuto la prima volta me la porto addosso ancora oggi quando faccio spettacoli. è una cosa che non devi mai perdere, perché se perdi quella vuol dire che non hai più emozioni e devi smettere, ma questo sia nel campo artistico che nel campo professionale. Ricordo che quando stavano per presentarmi tremavo come una foglia, poi arrivato sul palco e guardando il pubblico decisi di buttarmi anzichè scappare. Dal palco si crea una certa energia tra te e il pubblico e ti rendi conto se stai andando bene e piaci e questa cosa poi esplode nell’applauso. Si deve creare questa empatia altrimenti vuol dire che non stai trasmettendo niente. Quando ho fatto la mia prima esibizione davanti al pubblico, al Colosimo ho avuto la fortuna di incontrare Totò, che venne a fare un’ospitata.
Cosa ha significato per un giovane artista al debutto incontrare Totò?
Quando hai davanti un personaggio così grande ti sembra di vedere una luce, sembra una Madonna che viene dal cielo davanti a te.
Che cosa volevi fare da grande?
Avrei voluto fare solo il cantante. Mentre mio padre Giuseppe mi spingeva e mi aiutava in questo mio percorso, mia mamma diceva sempre, “se tu non riesci ad avere successo che farai nella vita? Impara un mestiere”. A mia insaputa contattò un amico di famiglia che viveva nel nostro palazzo, Eugenio Klopfer, presidente onorario di questa multinazionale dal nome Jacky Maeder e mi presentò al direttore e così ho cominciato a fare il fattorino d’ufficio. Tutta la giornata ero in giro a camminare per Consolati, per Camere di Commercio, per le Banche a vistare documenti e la sera poi dovevo spedire la posta che doveva partire per tutto il mondo, perché se non arrivavano i documenti all’estero, non potevano ritirare le merci.
Gennaro, quanto è importante la passione in un lavoro?
Personalmente ti posso dire che sia il canto, la musica, che lo spedizioniere internazionale sono due lavori che mi hanno appassionato. Quando ho iniziato ad andare nell’azienda del signor Klopfer speravo che questo lavoro non mi piacesse perché volevo fare il cantante. Io ero proiettato per fare il cantante e dire a mia mamma “non mi piace fare questo lavoro mi proietto nuovamente sulla canzone”. Invece ho avuto la fortuna di incontrare maestri, ma veramente gente competente, che mi hanno fatto appassionare a questo lavoro e ne parlo con entusiasmo ancora oggi. Avrei potuto fermarmi 10-15 anni fa ma questo mestiere mi piace e invoglio i giovani ad avvicinarcisi. Tanti non conoscono bene la spedizione internazionale, lo spedizioniere doganale. Noi spedizionieri siamo il termometro del bilancio dello Stato, sia per l’esportazione che per l’importazione.
Chi è Pino Verde?
Pino Verde era il mio nome d’arte, di quando ho iniziato a 16 anni, scelto dal mio buon maestro di canto, Raffaele Catalano che mi trovò un impresario, Alberto Berri, che aveva in mano Feste di Piazza a Sorrento, Massa Lubrense, Positano insomma tutta la costiera a Amalfitana e Sorrentina. Cantavo le canzoni di Massimo Ranieri e quindi riscuotevo successo perché cantavo le hit del momento. Poi a un certo punto nel 1979 degli amici del Conservatorio mi chiamano e formiamo un gruppo, I Cimarosa, e lì approdo alla canzone napoletana classica che per 25 anni ho portato nel mondo facendo contemporaneamente il mio lavoro di spedizioniere.
La tua carriera in Jacky Maeder proseguiva spedita.
Ho avuto la fortuna di incontrare Aldo Ciano un grande spedizioniere doganale che mi prende in simpatia, capisce che voglio imparare e mi dà tanto lavoro da fare, mi segue, e mi porta in dogana. Un altro mentore come Klopfer. Una persona buona, che non voleva che tu rubassi il mestiere per farlo, ma te lo insegnava.
Ad un certo punto hai fatto uno switch: dopo anni da dirigente, hai voluto fare il salto nel vuoto, diventando imprenditore.
Fare l’imprenditore non è una cosa semplice. Quando sei dirigente hai una società alle spalle che ti copre. Quando mi sono lanciato avevo la certezza che i clienti mi avrebbero seguito e ho cominciato facendo già dal primo anno un importante fatturato. Ma la responsabilità è tanta, non tanto per te quanto per la gente che ti segue, per le persone che sposano la tua causa, perché tu la senti il peso della responsabilità di gente che ha famiglia. Ho sempre pensato che un imprenditore ha la possibilità di crescere e di avere una squadra intorno perché da solo non puoi mai fare niente, ti devi attorniare di gente capace. Se al dipendente togli la preoccupazione del fitto di casa, della bolletta della luce, dell’acqua, scenderà a lavorare sereno e si dedicherà al lavoro.
Oggi di cosa ti occupi?
Avrei potuto andare in pensione, dedicarmi solo a fare il cantante, ma come ti ho detto, questo lavoro per me è una passione pari alla musica così, insieme a mio figlio Giuseppe, sono entrato nel gruppo Visco con la OBI Shipments. Abbiamo creato una bellissima struttura, un bellissimo gruppo.
Gennaro cosa vuoi fare da grande?
Cosa voglio fare da grande? Mi verrebbe da dire “I’ vuless’ truva’ pace, ma na pace senza morte”… Però continuerò, finché avrò la forza, sarò a sostegno di mio figlio. E poi il cantante, voglio cantare ancora per 30 anni..
I tuoi figli?
Grazie a Dio, ho quattro figli. Giuseppe che lavora con me, Valentina che è dirigente della Kuhn & Nagel, Mirko che è vicedirettore delle poste a Bologna ed infine Carolina, avuta da una compagna, che oggi ha 18 anni e sta studiando.
A chi devi dire grazie?
Innanzitutto ai miei genitori, papà mi ha spinto a fare il cantante, mamma mi ha portato praticamente nel mondo imprenditoriale e che mi hanno sostenuto, con tutti i loro limiti, anche economici. Poi devo dire grazie ad Eugenio Klopfer, ad Aldo Ciano e ai miei figli che mi stanno vicino e a me stesso che ho avuto la forza e la capacità di portare avanti dei discorsi.
Un suggerirmento ai giovani?
Avvicinatevi al mondo della dogana, delle spedizioni che non è un mondo monotono ma un mondo che non sarà un lavoro di ufficio fatto sempre della stessa routine ma in continuo divenire.
Grazie a Gennaro Pisapia
Grazie a voi.
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