Chi è Francesco Orlando?
Un giovane imprenditore di Pietrelcina.
Qual è il primo lavoro che hai fatto?
Il primo lavoro che ho svolto è stato il cameriere nella pizzeria di un amico per aiutarlo. Ma il primo lavoro vero e proprio è stato nel Frantoio Oleario di famiglia. Entrambe le esperienze mi hanno trasmesso un forte senso di dovere e di responsabilità verso quello che si fa, cosa che poi ho cercato di trasmettere anche ai miei collaboratori. Se si capisce che l’attività è soprattutto di chi ci lavora, allora ci può essere progresso sia per il datore di lavoro che per il collaboratore stesso.
A proposito del lavoro nel frantoio di famiglia, qual è il valore che ti ha linsegnato tuo padre?
Un valore che molto imprenditoriale non è, ovvero la generosità. Non mi ha trasmesso il desiderio di fare tanto per avere tanto, ma fare tanto per accontentare la persona che hai di fronte.
Nella tua attività imprenditoriale a chi ti sei ispirato?
Nessuno in particolare. Ho avuto sempre un’idea di imprenditoria che era quella di poter soddisfare la persona che si rivolgeva a me cercando di accontentarla nel miglior modo possibile. Fondamentale è stato l’ambito familiare sommato all’esperienza di studio fuori che mi ha permesso di ampliare gli orizzonti e conoscere anche altro, perché ho avuto la fortuna di viaggiare molto. Le esperienze che più mi hanno segnato sono stati una lunga vacanza negli Stati Uniti e il viaggio di nozze in Australia che mi hanno aperto completamente un mondo che poi ha cercato di trasferire anche all’interno della mia attività ampliando le vedute di un piccolo borgo come Pietrelcina. Quindi anche cercando di ampliare la gamma di servizi e di offerta che possiamo offrire ai nostri clienti.
Pietrelcina è un borgo che attira turisti tutto l’anno, quali sono le sue potenzialità?
Io vedo enormi potenzialità ancora non fatte venir fuori perché le persone non conoscono Pietrelcina del tutto e nei prossimi anni si potrebbe davvero avere un exploit avvicinandola ad Assisi. Pietrelcina è il borgo per eccellenza conosciuto perché ha dato i natali a San Pio, quindi l’aspetto turistico religioso è determinante ma poi c’è anche altro, la buona cucina, territori inesplorati, possibilità di sviluppare un turismo rurale, tanti percorsi naturalistici.
Che consiglio daresti ai giovani startupper che leggeranno o vedranno la tua intervista?
Il consiglio unico, che poi ha contraddistinto anche la mia attività, è quello di non demordere mai. Se si ha un’idea, quell’idea va portata avanti che possa essere o non essere vincente. Bisogna provarci, perché non è detto che non sia vincente. Se si crede in quello che fa e ci si crede veramente, si può sicuramente riuscire a portare avanti la propria idea.
Come vedi il futuro e che tipo di progetti hai?
Vedo sempre il bicchiere mezzo pieno, mai mezzo vuoto. Ci sono tante aspettative e la gente ha voglia di fare, quindi vedo molte buone prospettive. La mia attività “nascosta” è trovare sempre nuovi spunti, nuovi servizi, nuove attività da inserire all’interno del punto vendita per soddisfare una platea sempre maggiore di utenti.
Quanto è auspicabile per questi territori avere degli aiuti da parte dello Stato per essere conosciuti?
Sicuramente è importante, devo anche riconoscere che nelle zone svantaggiate, per chi intraprendeva una nuova attività sono stati erogati notevoli finanziamenti da parte dello Stato per invogliare ad investire. E devo dire che negli ultimi anni sia a Pietrelcina che in alcuni paesi limitrofi c’è stato un aumento degli imprenditori che hanno voluto iniziare un’attività.
Se tu oggi fossi il Presente del Consiglio per un giorno, quale la prima azione che faresti?
Azzerare completamente i contributi a fondo perduto, incentiverei solo ed esclusivamente quelle che sono le attività di finanziamento con credito d’imposta e progetti seri, perché il problema fondamentale di questo paese è la dispersione dell’energia.
Cosa consiglieresti ai giovani studenti della Federico II?
È importante fare esperienza e avere principi morali. Io sono la sommatoria di tante esperienze, quella lavorativa familiare e quella universitaria ma quello che sono lo devo soprattutto al mio cammino francescano.
Cosa vuol dire lavorare con spirito francescano?
Significa farsi retribuire il giusto per il proprio lavoro e soprattutto cercare di interagire con le persone che si hanno di fronte. È importante il business però è importante conoscere sempre chi si ha di fronte, non perché bisogna fare beneficenza, quella è un’altra cosa che si fa di nascosto, ma è importante saper conoscere i propri limiti e sapere che oltre non si può andare, anche nel mondo del lavoro.
Rivolgendoti ai giovani che stanno preparandosi ad affrontare il mondo del lavoro, che consiglio daresti?
Bisogna essere caparbi. Bisogna credere nella propria idea e non farsi frenare dal negativismo. Bisogna vedere il bicchiere sempre mezzo pieno, non bisogna demoralizzarsi. Io ho avuto la fortuna di avere mia moglie che mi sostiene e che mi dà la linfa per per tenere duro durante la giornata.
Grazie Francesco.
Grazie a voi e buon lavoro.
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