Benvenuta Angela Velleca
Grazie
Da dove vieni e che lavoro fai?
Sono una commercialista e mi definisco consulente strategica: accompagno gli imprenditori nelle loro scelte in un mercato in continuo cambiamento.
Quanti adempimenti seguite ogni anno per un’azienda?
Sono tantissimi, circa 300, considerando anche gli F24. Spesso dico che siamo come “genitori” delle aziende: ci occupiamo di tutto, quasi come un consulente esterno dell’Agenzia delle Entrate.
Un’immagine della tua infanzia?
Il ricordo di mio padre che, poco prima di morire, mi regalò una bicicletta nuova. Per me è il simbolo della libertà e della forza positiva che mi ha spinto avanti.
Da bambina che sogno avevi?
Volevo diventare manager aziendale, mi immaginavo a Milano con valigetta e tacchi. Non mi sono allontanata molto da quel sogno, solo che sono rimasta a Pomigliano d’Arco.
Che cos’è Pomigliano d’Arco per te?
È una città industriale, nata con la Fiat (oggi Stellantis) e con grandi aziende come Leonardo. Ha portato benessere, lavoro e anche cultura, con spazi verdi e iniziative come il Jazz Festival. È una realtà completa, quasi un fiore all’occhiello della provincia.
La Fiat cosa ha rappresentato?
Benessere per le famiglie. Ricordo le feste aziendali di Natale e della Befana, che per noi bambini erano un momento magico. Ha portato industrializzazione, civiltà e sviluppo economico.
Quanto conta la formazione nel tuo lavoro?
Tantissimo. Dopo la laurea non si smette mai di studiare: bisogna aggiornarsi continuamente con giornali, corsi, master, ma anche con strumenti veloci come i social. È l’unico modo per restare competitivi.
Che ruolo ha il lavoro nella tua vita?
È fondamentale, direi al 100%. L’equilibrio tra famiglia e lavoro mi dà serenità e questa serenità la riverso nella professione.
Cosa ti dà più soddisfazione nel seguire un’azienda?
Vederla crescere come un figlio. Affrontare insieme le sfide, guadagnarmi la fiducia dell’imprenditore e sentire che il mio consiglio fa la differenza.
Come avviene la prima consulenza con un nuovo cliente?
Dipende: c’è chi cerca strategie nuove, chi vuole diversificare. L’importante è creare subito empatia e dimostrare con fatti concreti di sapere di cosa si parla. Se il primo progetto funziona, nasce fiducia e si apre la strada alla fidelizzazione.
Quanto conta la struttura dello studio?
È fondamentale. Ho tre consulenti che lavorano con me, ci aggiorniamo con briefing e creiamo sinergia. Non può dipendere tutto da una sola persona: lo studio deve andare avanti anche se io non ci sono.
Qual è il segreto del tuo successo professionale?
Amare quello che faccio. Se c’è passione, riesci a conciliare famiglia, lavoro e impegni.
Cos’è per te la finanza agevolata?
Un’opportunità enorme. Sono contributi e strumenti che permettono alle aziende di crescere e restare competitive in un mercato sempre più difficile.
E per ridurre il carico fiscale?
Parlo di “contabilità creativa”, non nel senso di fare cose illegali, ma di usare al meglio gli strumenti previsti dalla legge: fringe benefit, auto aziendali, ticket restaurant, holding. Sono leve che possono fare la differenza.
Che tipo di società consiglieresti a un giovane imprenditore?
Eviterei le società di persone, che mettono a rischio il patrimonio personale. Consiglio una società di capitali, anche una SRLS: semplice, poco costosa e più sicura.
Quali opportunità ci sono oggi per i giovani?
Il nuovo “Resto al Sud 2.0” (contributo a fondo perduto fino al 75% fino a 40–50 mila euro), i voucher della Camera di Commercio per l’innovazione tecnologica e vari fondi PNRR. Basta restare aggiornati e cogliere queste occasioni.
Come immagini il futuro della consulenza?
Basato sulla sinergia tra professionisti. Non possiamo fare tutto da soli: collaborare e integrare competenze è la chiave per dare un servizio completo e crescere anche a livello globale.
Come affrontare il passaggio generazionale in azienda?
Con gradualità. Il giovane deve conoscere tutti i reparti prima di assumere la guida. Se entra da subito da “capo”, rischia di non essere rispettato. È fondamentale bilanciare l’esperienza dei padri e l’energia dei figli.
Cos’è il controllo di gestione?
È come un check-up dell’azienda: serve a monitorare lo stato di salute e prevenire crisi. Fatto in tempo, permette di trovare soluzioni prima che i problemi esplodano.
Quali sono le responsabilità degli amministratori?
Con la normativa attuale (art. 2086), c’è l’obbligo di mantenere assetti organizzativi adeguati e controllare costantemente gli indici aziendali. Non basta firmare: bisogna sapere cosa si firma e avere piena consapevolezza.
Che sogno hai per il futuro?
Continuare a crescere, aprire una nuova sede e lavorare di più sulla finanza internazionale. E magari, un giorno, un chiringuito a Formentera.
Quanto contano le relazioni?
Sono state decisive per metà della mia crescita. Il networking e il business matching aprono porte e opportunità concrete. Non è l’incontro singolo a fare la differenza, ma la continuità.
Un messaggio ai giovani e agli imprenditori?
Ai giovani: osate, non abbiate paura di inseguire i sogni.
Agli imprenditori: affidatevi a consulenti preparati e calcolate i rischi con intelligenza.
