Chi è Simona Ridondale?
Beh, mi definisco spesso una “rompiscatole”. Ma non in senso negativo. Sono una persona determinata, testarda. Quando voglio raggiungere un obiettivo, faccio di tutto per ottenerlo. Determinazione e perseveranza sono leve di successo: insistenza e tenacia sono state cruciali per superare le sfide personali e professionali. Oggi la mia leadership è fondata sulla resilienza e il saper rialzarsi dopo ogni caduta
Da bambina, che lavoro sognavi di fare?
Volevo fare l’interprete. Amavo le lingue straniere sin da piccola, già alle elementari le studiavo con passione. Ero curiosa del mondo, delle culture diverse, delle persone lontane. Volevo conoscere, capire, viaggiare con le parole.
I tuoi genitori cosa desideravano per te?
Volevano soltanto che fossi felice. Hanno sempre creduto in me, sapevano che qualunque strada avessi intrapreso, l’avrei seguita con passione. Mi hanno sempre lasciato libertà, sostenendomi nei miei percorsi.
Quali valori ti hanno trasmesso?
Il valore della famiglia, dell’etica. Mi hanno insegnato che ogni azione va fatta con rispetto verso gli altri. Anche quando i risultati tardano ad arrivare, se agisci con etica, alla fine i frutti si vedono. Rispetto per le persone, per la famiglia, per il lavoro: questo è ciò che porto dentro ogni giorno. Mio padre era il mio eroe, il mio punto di riferimento. Desideravo la sua approvazione in ogni cosa. Lo chiamavo per nome, Marcello, non papà. Ero la sua prima figlia, volevo dimostrargli che potevo farcela. Più tardi, da adolescente, mi sono avvicinata molto a mia madre. Ma mio padre è stato fondamentale.
Se ti chiedessi un momento speciale con lui?
Quando ho scelto di studiare Scienze Politiche. Lui era appassionato di politica, e io, inizialmente, volevo fare Giurisprudenza. Ma scelsi Scienze Politiche anche per fargli piacere. Poi ci confrontavamo durante gli esami, soprattutto quelli di storia politica. Facevamo quasi delle gare su chi ne sapesse di più. È un ricordo tenero e forte.
Dove e come hai iniziato la tua formazione?
Già durante l’università lavoravo per mantenermi. Ero in uno studio legale, e lì ho imparato tanto. Quando mi sono laureata, ho continuato. Poi, con mio fratello, abbiamo aperto uno studio nostro. Il primo anno avevamo già 4.500 clienti! Viaggiavo in tutta Italia, li conoscevo uno a uno. Era un successo enorme, ma anche un lavoro enorme. Poi c’è stato un conflitto con mio fratello, anche per motivi personali: avevo conosciuto il mio futuro marito, anche lui avvocato. Ci siamo separati lavorativamente e io ho iniziato a lavorare con lui. Abbiamo avuto successo, ci siamo sposati, è nato nostro figlio. Ma con il tempo, ho capito che non avevo più il controllo della mia vita professionale.
E ho deciso che dovevo ricominciare da me, senza dipendere da nessuno. Mi sono interessata ai finanziamenti, grazie a un amico promotore finanziario. Ho iniziato da zero, in una piccola società. Poi ho avuto l’opportunità di lavorare in banca come analista. Era un altro mondo, ma avevo sete di conoscenza. Il passaggio da una carriera legale a un ruolo in finanza e mediazione ha ampliato le sue competenze, permettendole di offrire servizi più mirati e personalizzati, fondati su una conoscenza approfondita del mercato e dei bisogni reali dei clienti.
Qual è oggi il tuo ruolo?
Sono consulente per finanziamenti alle imprese. Analizzo i bilanci, studio le esigenze, propongo soluzioni su misura: leasing, noleggio operativo, anticipo fatture, finanza agevolata. Accompagno le aziende nella crescita.
Cosa ti gratifica di più?
Il contatto umano. Ogni cliente è un mondo nuovo. Ogni azienda è una realtà da comprendere e aiutare a evolversi. E sapere di essere parte attiva di quella crescita è il massimo.
Tre motivi per cui dovremmo scegliere Simona Ridondale?
Trasparenza, correttezza e determinazione. Arrivo sempre all’obiettivo.
Quanto studi per restare aggiornata?
Ogni giorno. È una formazione continua: nuove normative, nuovi bandi, nuove esigenze delle aziende. Devo essere sempre pronta.
Quanto conta oggi la presenza sui social?
Tantissimo. Se un’azienda non è presente online, non esiste. Persino durante un’istruttoria bancaria, si va a cercare l’azienda su Google o Facebook. Il rating è influenzato anche da questo.
Parliamo del concetto di responsabilità sociale
Oggi si parla molto di rating ESG. La sostenibilità è centrale: ambientale, sociale, di governance. Un’azienda deve lasciare qualcosa di positivo nel territorio, offrire condizioni migliori ai suoi dipendenti. Il miglioramento sociale è la sfida più importante.
Che consiglio daresti a chi vuole intraprendere il tuo percorso?
Preferisco lavorare con giovani “tabula rasa”, senza preconcetti. Posso formarli da zero, far leva sul loro entusiasmo. Ai giovani dobbiamo trasmettere esperienza, quella vera non quella che non trovi nei libri. Bisogna apprendere e crescere professionalmente, valorizzando le esperienze pratiche anche al di fuori del percorso accademico, poiché la comunicazione e le relazioni interpersonali sono fondamentali.
Quanto contano i piccoli lavori, le prime esperienze?
Tantissimo. Mio figlio è ancora minorenne e lo sprono già a lavorare. Fare il cameriere, l’animatore, aiuta a capire il mondo, a relazionarsi. È la comunicazione che conta: saper raccontare cosa sai fare e come lo fai.
Come si affronta il passaggio generazionale nelle aziende?
Spesso i vecchi amministratori faticano a innovare. Ma senza cambiare, non si cresce. Ti racconto di una macelleria che, grazie a una ristrutturazione societaria, ha quadruplicato il fatturato entrando nella GDO e avviando vendite online. Serve visione, serve guida.
Sei felice, Simona?
Sì. La mattina mi sveglia Eros Ramazzotti con una canzone allegra. Me lo dico da sola: sì, sono felice.
Cos’è per te il denaro?
Uno strumento. Fondamentale, certo. Ma mai un fine. Serve per vivere, curarsi, anche divertirsi. Ma bisogna esserne padroni, non schiavi.
Cosa vuoi fare da grande?
Vorrei essere un punto di riferimento. Non per fama, ma per lasciare qualcosa. Una guida, anche nel mio piccolo.
Grazie Simona, per questa intervista ricca e autentica.
Grazie a tutti voi.
Francesco Russo

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