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De Riso Giorgio

Benvenuto Giorgio De Riso.
Grazie, è un onore essere qui e poter raccontare un pezzo della mia storia. Condividere il proprio percorso, le difficoltà e le soddisfazioni, è anche un modo per restituire qualcosa a chi, come me, ha iniziato da zero.

Iniziamo dal principio: com’era il giovane Giorgio? Cosa sognavi di fare da bambino?
Da piccolo ero appassionato sia di informatica che di musica. La musica è stata la mia prima vera passione: ho iniziato giovanissimo a suonare la tastiera, ho fatto piano bar per diversi anni, ho vissuto la musica come un vero e proprio lavoro. Ma crescendo, con la nascita di mia figlia Roberta, ho deciso di cambiare strada. Volevo garantire stabilità alla mia famiglia. In quel momento ho capito che la mia responsabilità era diventare un punto di riferimento, non solo nella sfera personale, ma anche in quella professionale.

Qual è stato il tuo primo lavoro?
Il primo lavoro in assoluto è stato da venditore. Vendevo aspirapolveri nei centri commerciali. Facevo dimostrazioni, parlavo con la gente, cercavo di capire le esigenze. È lì che ho capito che la vendita non è solo una questione di prodotto, ma di relazione. Ogni persona è diversa e bisogna imparare ad ascoltare prima di proporre. In quelle giornate in cui magari stavi ore in piedi per concludere una sola vendita, si forma la tua tenacia, la tua capacità di leggere tra le righe e adattarti.

Dopo quella prima esperienza, come sei arrivato a fondare la tua azienda?
Ho lavorato per anni nel settore delle stampanti e dei sistemi di stampa, acquisendo esperienza sia tecnica che commerciale. Poi, nel 2011, ho deciso di fare il salto e fondare Smolder. È nata letteralmente in una camera da letto, con un computer, una stampante e tanta voglia di fare. I primi clienti erano amici, conoscenti che hanno creduto in me. Alcuni hanno addirittura anticipato i pagamenti per aiutarmi a iniziare. A loro devo molto. Quei primi passi, seppur piccoli, erano fatti con un’enorme carica emotiva e professionale.

Come sei riuscito a trasformare quella piccola realtà in un’azienda consolidata?
Con dedizione quotidiana. All’inizio facevo tutto: assistenza, vendite, amministrazione. Poi, un passo alla volta, ho costruito un team. Oggi siamo pochi ma affiatati, e ogni membro del team condivide i miei stessi valori: semplicità, disponibilità e dinamicità. Il cliente è sempre al centro. Il nostro obiettivo è far sentire il cliente tranquillo e supportato in ogni fase, dal pre al post vendita. Abbiamo scelto di restare agili, di non perdere mai il contatto diretto con le persone, e questo ci distingue.

Ti ricordi la tua prima grande vendita?
Sì, me la ricordo bene. Era un monitor professionale per la grafica. Non avevo la liquidità per acquistarlo, ma il cliente si fidava e anticipò il pagamento. Quel gesto mi diede una spinta enorme. Da lì in poi, tutto è stato costruito su quella fiducia reciproca. È stato il momento in cui ho capito che stavo costruendo qualcosa di serio, non più un’attività improvvisata.

Oggi, cosa rende Smolder diversa rispetto alla concorrenza?
La nostra forza è l’assistenza. Non ci limitiamo a vendere prodotti: li conosciamo, li installiamo, li gestiamo. Rispondiamo velocemente, anche fuori orario. Molti clienti ci scelgono perché sanno che se c’è un problema, ci siamo. La nostra dimensione ci permette di essere agili e reattivi. Inoltre, non trattiamo mai il cliente come un numero. Ogni progetto ha una sua storia, una sua complessità, e la affrontiamo con serietà.

Quali sono i valori che ti guidano nel lavoro?
Prima di tutto l’etica. Credo nella trasparenza, nella correttezza, nel rispetto delle persone. Poi la passione: se fai qualcosa che ti appassiona, non lavori un solo giorno della tua vita. Infine la curiosità: non bisogna mai smettere di imparare, aggiornarsi, evolversi. Aggiungerei anche la responsabilità: verso i dipendenti, verso i clienti, verso l’ambiente. Oggi un imprenditore non può permettersi di pensare solo al profitto.

E la formazione?
È stata fondamentale per me. Ho imparato da autodidatta, ho fatto corsi, ho chiesto consigli. Ma ho imparato anche dagli errori. Oggi credo molto nella formazione dei giovani: non deve essere punitiva, ma ispirazionale. Devono potersi esprimere, sperimentare, crescere. In azienda ci piace coinvolgere i più giovani nei processi decisionali, farli sentire parte attiva. È così che crescono e danno il meglio.

Hai un sogno imprenditoriale ancora da realizzare?
Mi piacerebbe che mia figlia un giorno prenda le redini dell’azienda, se lo vorrà. Vorrei vedere Smolder crescere ancora, magari aprendo a nuovi mercati, integrando tecnologie green. E poi… magari tornare a suonare in una band. La musica è ancora lì, dentro di me. Mi immagino una seconda vita, più creativa, senza rinunciare al rigore ma con un po’ più di leggerezza.

Come vedi il futuro del tuo settore?
Stiamo vivendo una trasformazione digitale profonda. I dispositivi multifunzione stanno diventando veri e propri hub per la gestione documentale. L’assistenza tecnica si sta evolvendo verso il monitoraggio da remoto. E poi c’è l’aspetto ecologico: sostenibilità, riduzione degli sprechi, riciclo. Chi non si adatta, resta indietro. E chi ha il coraggio di innovare, crea nuove opportunità per tutti, anche per i clienti più tradizionali.

Cosa significa per te essere premiato da Italia Best Company?
È un riconoscimento che va oltre il business. È un premio alla perseveranza, alla fatica, ai sacrifici, ma anche alla gioia di costruire qualcosa. È bello vedere che c’è attenzione verso le storie autentiche, vissute con passione. Per me è anche un modo per ringraziare la mia squadra, i miei clienti, la mia famiglia. Nessun successo è davvero individuale.

Come hai vissuto questa intervista?
Mi sono sentito accolto, ascoltato. È stato un momento prezioso, perché spesso siamo presi dalla corsa quotidiana e non ci fermiamo mai a riflettere. Parlare con voi mi ha aiutato a guardare indietro con gratitudine e avanti con entusiasmo. Credo sia fondamentale dare voce a chi lavora ogni giorno, spesso lontano dai riflettori, ma con grande dedizione.

Giorgio, grazie di cuore.
Grazie a voi. Sarò al Premio con emozione e con grande orgoglio. E spero di portare con me anche un messaggio positivo per chi, come me, ha sognato e poi ha deciso di costruire quel sogno, passo dopo passo.


Francesco Russo

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