Francesco, da bambino che lavoro volevi fare?
Diciamo che avendo una storia di tradizione familiare, mi sono sempre affacciato al mondo del lavoro seguendo prima mio padre, ma con la grande influenza di mio nonno, che ha fondato l’azienda nel 1955. Già da piccolo vedevo i risultati arrivare a casa, vedevo mio padre sempre impegnato, e ho capito presto che quello era il mio percorso. Oggi, insieme a mio cugino Davide, rappresentiamo la terza generazione. Con sacrifici, portiamo avanti quel modo di fare carpenteria e quel valore artigiano che si basa molto sul passaparola.
C’è stato un momento preciso in cui hai capito che volevi portare avanti questa tradizione?
Sì, durante il passaggio dall’adolescenza alla maggiore età. È lì che ho davvero capito il significato dei sacrifici fatti da mio padre e da mio nonno. Mi sono detto: “Devo fare qualcosa per ripagare quello che mi hanno dato e lasciare anche io qualcosa di mio.” Quindi sì, è stato un atto di responsabilità, ma anche di passione.
Parlaci di tuo nonno Franco.
Era una persona di un’umiltà immensa, sempre accompagnato da una grande donna: mia nonna Carmela. Ha fondato l’azienda nel 1955 partendo letteralmente da zero, diventando Cavaliere del Lavoro, realizzando opere importanti e dando lavoro a oltre 100 operai. Mi ricordo un episodio: era Carnevale, e venne rapinato. Ma invece di arrabbiarsi o reagire con rabbia, disse che probabilmente quel ragazzo non aveva di che mangiare… e gli diede dei soldi. Era fatto così. Non parlava mai male di nessuno. Era un uomo giusto, con una visione profonda dell’umanità. Un vero esempio.
Ci racconti com’è nata Sileo Tecna?
La nostra è una storia familiare che affonda le radici lontano nel tempo. È stato mio nonno Franco a fondare l’azienda, poi passata nelle mani di mio padre Mario e di mio zio Maurizio, attuale Direttore Tecnico. Oggi, con grande orgoglio, io e mio cugino Davide rappresentiamo la terza generazione e continuiamo a portarla avanti. Inizialmente eravamo un’officina meccanica tradizionale, ma negli anni ci siamo evoluti, trasformandoci in un’azienda specializzata in carpenteria metallica per edilizia civile e industriale. Il cambiamento è nato dalla volontà di creare qualcosa di più strutturato, che potesse rispondere in modo efficace e moderno alle esigenze del territorio e non solo. Oggi, Sileo Tecna è una realtà dinamica, che lavora in sinergia con ingegneri, architetti e progettisti per realizzare opere complesse in acciaio. La nostra forza sta nel coniugare l’esperienza artigianale con le più avanzate tecnologie ingegneristiche.
Qual è il vostro approccio al lavoro, dalla richiesta del cliente alla realizzazione?
Ogni progetto parte dall’ascolto. Quando un cliente ci contatta, la prima fase è sempre quella della consulenza. Mettiamo insieme un team multidisciplinare – strutturisti, geologi, progettisti – per valutare ogni aspetto dell’opera da realizzare. In seguito, si passa alla progettazione esecutiva. È un passaggio fondamentale: utilizziamo software di modellazione 3D altamente sofisticati che permettono al cliente di visualizzare il progetto finito ancora prima che venga realizzato. Ogni elemento, fino all’ultimo bullone, è definito nei minimi dettagli. Questo consente non solo di prevedere eventuali criticità, ma anche di ottimizzare tempi e costi. Dopo l’approvazione del progetto, si entra nella fase operativa: produzione in officina e montaggio in cantiere. Ogni passaggio è seguito con estrema cura e attenzione. Per noi, ogni commessa è unica, un’opera che deve durare nel tempo.
C’è un progetto che ti è rimasto particolarmente nel cuore?
Sì, quello che abbiamo realizzato dopo il terremoto del 2017 a Ischia. Siamo stati coinvolti nella ricostruzione delle prime abitazioni demolite e poi ricostruite completamente in acciaio. Ricordo perfettamente le storie di chi in meno di due minuti ha perso tutto: casa, ricordi, sicurezza. Abbiamo lavorato a stretto contatto con le famiglie, e rivedere quelle persone sorridenti, serene, nei loro nuovi spazi, è stato toccante. In quel momento ho capito quanto può essere potente il nostro mestiere. Non si tratta solo di costruire edifici, ma di restituire fiducia, speranza e dignità alle persone. È stata un’esperienza che mi ha segnato profondamente, e che ha rafforzato la mia convinzione che l’edilizia può – e deve – essere anche un atto sociale.
L’acciaio è oggi considerato uno dei materiali del futuro. Qual è la tua visione?
L’acciaio è un materiale straordinario. Ha una resistenza eccezionale, è riciclabile al 100% e soprattutto è estremamente performante dal punto di vista sismico. In molti paesi del Nord Europa, si costruisce quasi esclusivamente in acciaio, e non è un caso. È un materiale che garantisce sicurezza, durabilità e sostenibilità. Da anni collaboriamo con l’Università Federico II di Napoli: lì abbiamo realizzato una tavola vibrante in grado di simulare i terremoti. Abbiamo costruito un intero mini appartamento su quella piattaforma, dotandolo di arredi, elettrodomestici, perfino bicchieri nei mobili. Dopo le simulazioni, violente quanto un sisma reale, tutto era ancora al suo posto. È stata la dimostrazione concreta che si può costruire in modo sicuro, anche in aree ad alto rischio. Solo che, purtroppo, da noi c’è ancora un forte legame culturale con il cemento, spesso visto come l’unica via.
Pensi che si possa intervenire concretamente nelle aree più esposte, come i Campi Flegrei?
Assolutamente sì, e bisognerebbe farlo al più presto. Non voglio dare lezioni a nessuno, ma credo che chi ha ruoli decisionali dovrebbe aprirsi con più convinzione all’innovazione. Esistono soluzioni adottate da anni in paesi come il Giappone: ammortizzatori sismici, sfere d’acciaio interrate che assorbono le onde sismiche, sistemi di isolamento alla base degli edifici. Tutte tecnologie testate e disponibili. Non possiamo più limitarci a costruire solo in cemento armato. Bisogna investire in materiali e tecnologie moderne, formare i tecnici, cambiare le regole del gioco. Non si tratta solo di edilizia, ma di sicurezza pubblica.
Francesco, sei un giovane imprenditore in un settore complesso. Qual è il tuo messaggio a chi vuole fare impresa oggi?
Io sono cresciuto tra i ferri e i cantieri, ma ho anche studiato tanto. Credo che la formazione sia fondamentale, ma da sola non basta. Servono dedizione, pazienza e capacità di adattarsi. Spesso si pensa che avere una storia familiare alle spalle sia un vantaggio assoluto. In parte lo è, ma comporta anche grandi responsabilità, aspettative, confronti continui. A chi parte da zero dico: non abbiate paura. Ogni percorso ha le sue difficoltà. Bisogna credere nelle proprie idee, cercare il proprio spazio, essere umili ma determinati. L’Italia ha bisogno di giovani che si mettano in gioco, in ogni settore. Non bisogna limitarsi, bisogna aprirsi, sperimentare, contaminarsi. Chi ci mette passione, prima o poi trova la sua strada.
Una domanda personale: sei felice?
Sì, profondamente. Non è facile fare impresa in Italia, è vero, ma ogni giorno sento che sto costruendo qualcosa di concreto. Amo il mio lavoro, e lo faccio con persone che stimo e che mi sono vicine, sia nella vita che sul campo. Di recente ho sposato la donna che amo e a breve diventerò papà di un piccolo Mario. Forse sarà lui la quarta generazione di Sileo Tecna, chissà. Ma al di là della successione aziendale, ciò che mi preme davvero è trasmettere dei valori, essere un esempio come persona, non solo come imprenditore.
A chi ti senti di dire grazie?
Alla mia famiglia, innanzitutto. Ai miei nonni che hanno iniziato tutto, a mio padre che è il mio faro, a mio zio Maurizio che ogni giorno è la mia spalla nel lavoro. A mia moglie, che mi sostiene con una pazienza e un amore infiniti, anche quando sono assorbito completamente dai mille impegni. E ai miei collaboratori: senza di loro nulla sarebbe possibile. Loro sono la vera forza di Sileo Tecna. Abbiamo affrontato insieme momenti difficili, e oggi condividiamo i traguardi raggiunti. Questo premio, per me, è dedicato a tutti loro.
Francesco Russo

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