Benvenuto Bobo Craxi.
Buongiorno.
Chi è Bobo Craxi?
Adesso ormai un signore di 60 anni. La mia vita professionale, la mia vita in generale è stata influenzata dalle vicende e dalla carriera del mio genitore che poi ha avuto l’epilogo cambolesco o drammatico che tutti ricordano. Poi mi sono ricostruito gradualmente la vita. Pensando che la mia vita professionale pubblica mi fosse preclusa dall’attività di mio padre, decisi di intraprendere un’attività di consulenza per italiani che intendessero investire in Tunisia. Dopo qualche anno in Tunisia, paese che considero il mio secondo paese, decisi di tornare in Italia ed entrare nella politica attiva. Con il Nuovo Partito Socialista contribuii alla vittoria de Centrosinistra del 2006 e andai al governo come Sottosegretario agli Affari Esteri con delega all’ONU e anche agli Affari Economici. Fu una grande esperienza che però durò abbastanza poco. Rientrammo nel Consiglio dei diritti umani, vincemmo la sfida dell’Expo Milano 2015 e portammo a casa anche la Moratoria Internazionale sulla Pena di Morte.
Com’è stato essere il figlio di Bettino?
È stato un privilegio, i vantaggi sono stati maggiori degli svantaggi. Però gli svantaggi sono stati molto più grandi dal punto di vista del peso da sopportare. Un grande privilegio è che comunque lui è stato una personalità così importante nella storia di questo paese, quindi è difficile negarlo.
Qual è la cosa più importante che ti ha lasciato papà?
Un mucchio di insegnamenti, fra cui quello che considero più rilevante è quello che era un grande riduttore della complessità. Nella riduzione di questa complessità arrivava anche a dire che non è impossibile dare risposte semplici a problemi che sono complessi. Inoltre un grande senso di giustizia, era un uomo giusto, se dovessi definirlo, era soprattutto un uomo giusto, non in quello che faceva era giusto, era un uomo giusto che sapeva ben dosare i pesi delle responsabilità e sapeva guardare con con realismo, era un uomo molto realista. E con un grande spirito di libertà. Quello che era mutuato, questo spirito di libertà, dalla condizione illiberale in cui hanno vissuto generazioni sotto la guerra, quindi bene o male respirò questo clima di costruzione, si respirava in alcune famiglie dell’epoca che si opponevano al regime, che in qualche modo sopportavano o mal sopportavano la condizione illiberale in cui viveva l’Italia in quel momento e poi successivamente a fine della guerra e conflitto civile, perché ci fu un conflitto civile lasciò degli strascicchi sulla personalità, perché un ragazzino che vede, come lui stesso ricordava, i fatti di guerra lasciano un segno, i morti…
In più interviste papà diceva che da bambino, durante la guerra, accompagnava le persone a oltrepassare il confine per salvarsi la vita.
Sì, il nonno aveva individuato un percorso in provincia di Como che era una specie di avamposto a cavallo tra l’Italia e la Svizzera. Attraverso pochi chilometri in sentieri di campagna o di montagna riuscirono a far passare alcune famiglie ebraiche in Svizzera.
L’adrenalina delle campagne elettorali: quante ne hai vissute con papà, quante ne hai vissute da solo e che cosa è una campagna elettorale vissuta a quei livelli?
Intanto partiamo col dire che sono periodi diversi, pesi diversi e in qualche modo devono tenere conto di un certo cambiamento. Alla fine la campagna elettorale è la raccolta del consenso in base al lavoro che tu hai fatto durante la legislatura o il tentativo di convincere i cittadini che la tua idea, le idee che i tuoi propositi siano giusti, buoni. Però quello che non posso dimenticare, siccome poi mi portava ai comizi sin da piccolo, più che adrenalina per me c’era una grandissima carica emotiva. Fu di grande emozione, per esempio la prima volta che vidi Pietro Nenni parlare in un comizio, ero molto piccolo, per la campagna referendaria contro l’abrogazione del divorzio ed era emozionante vedere mio padre fare alcuni comizi particolarmente partecipati.
Tuo padre fu un grande servitore dello Stato e del Paese Italia come dimostrò a proposito degli Euromissili.
La strategia dell’Alleanza Atlantica era quella di parificare la presenza di ogive nucleari all’interno del proprio territorio per contrastare e pareggiare la forza di aggressione dell’Unione Sovietica. Fu decisivo l’atteggiamento del PSI, che nel frattempo era rientrato nella maggioranza di governo, perché consentì anche ai socialisti democratici tedeschi di opporsi anche loro all’installazione dei missili. Italia e Germania, cioè gli sconfitti della guerra, fino all’allora si erano comportati in modo piuttosto subalterno all’Alleato americano.
Quale fu il rapporto di tuo padre con i sindacati dell’America Latina, il suo aiuto politico ed economico che ha permesso isultati incredibili in termini di libertà.
Non solo con i sindacati ma con i partiti politici in esilio o clandestini che lottavano contro l’oppressione dei loro diritti e che lottavano per la libertà. Ci fu un sostegno attivo, cooperante, solidale nei confronti dei socialisti cileni dopo la scomparsa e l’assassinio di Salvador Allende,, verso i sindacati argentini e i partiti democratici clandestini, nei confronti anche dei brasiliani e verso i movimenti che lottavano contro l’oppressione delle loro libertà, non necessariamente perché aderissero al fronte internazionale, ma perché comunque trovassero come giusto la legittimità democratica. E questo gli fu riconosciuto. Era una sensibilità personale. Era tutto il mondo socialista, orientato, proprio perché internazionale, a far scaturire le libertà, le libertà democratiche.
Come padre, che padre è stato?
Come tutti i padri impegnati aveva un suo modo di mostrare attenzione era un modo tutto suo, non un modo ordinario e quindi bisognava fare i conti con questo tipo di carattere, di personalità di timidezza. A modo suo ho cercato di dare affetto. Io preferisco conservare il ricordo migliore che ho di lui.
Oggi che tipo di partito vorrebbe la gente, secondo te?
La gente è indubbiamentepiù prompensa e più votata a cambiare, a provare. Oggi si vede più la persona che l’ideologia. è finito il secolo dell’ideologia, sta alle nostre spalle, non però i problemi che sono propri di società complesse, industrializzate come le nostre che in qualche modo hanno bisogno di una risposta concreta. Si è rovesciato il quadro, nel senso che un tempo era la sinistra che proteggeva, tutelava, faceva e parlava a nome e per conto delle classi più disagiate, oggi è sembrata la destra con il suo populismo a essere più rappresentativa delle classi più deboli. Quello che però non ha la destra è la soluzione ai problemi. Quello che non danno i populisti è dare loro, oltre che una speranza emotiva, una speranza concreta. C’è uno iato tra le emozioni e la realtà, che la realtà purtroppo è molto più dura.
Cosa vuoi fare da grande?
Niente, io spero di vivere in serenità i prossimi anni della mia vita. Io non credo di essere un uomo adatto, diciamo, per questi tempi. Quando mi è richiesto mi rendo utile, quando mi viene richiesto un mio parere, quando mi viene richiesto di partecipare ad una battaglia politica lo faccio molto volentieri.
Tu sei attualmente politico?
Sono iscritto al Partito Socialista, sono dirigente, in una dimensione accettabile, non più a tempo pieno come ho fatto per diversi anni. La mia carriera piccola comunque l’ho fatta. Spero di contribuire in questo momento a dare un’alternativa a questo paese, a questo stato di cose e di farlo nel Partito Socialista.
Che messaggio dai giovani di oggi?
La raccomandazione, a parte quella di studiare, approfondire i temi, i problemi, detto senza retorica Farlo per evitare che ci sia sempre qualcun altro che lo faccia al vostro posto. Siccome c’è dato la possibilità di farlo, perché non lo facciamo? C’è dato la possibilità di votare, perché non votiamo? Perché non cambia niente? Ma intanto facciamolo, poi dopo si vede. Ciascuno di noi deve portare un granello di saggezza e anche di responsabilità nei confronti della società in cui noi viviamo.
Grazie Bobo.
Graziea voi.
Francesco Russo

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